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Cos'è il BULLISMO ?


Dott. Oliviero FACCHINETTI - www.bullismo.it - www.facchinetti.net

Il termine BULLISMO è la traduzione italiana dell'inglese bullying ed è utilizzato per designare un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un'altra persona o dominarla. Secondo Dan Olweus, pioniere degli studi e degli interventi in questo campo, "Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni" (D. Olweus, Bullismo a scuola: ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Firenze, 1996, p.11)  Il termine originario "bullying" include sia i comportamenti del "persecutore" che quelli della "vittima" ponendo al centro dell'attenzione la relazione nel suo insieme. Spesso non gli si dà molta importanza perché lo si confonde con i normali conflitti fra coetanei, mentre il bullismo è caratterizzato da alcuni fattori:

 

Intenzione di fare del male e mancanza di compassione : il "persecutore" trova piacere nell'insultare, nel picchiare o nel cercare di dominare la "vittima" e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata.
Intensità e durata: il bullismo continua per un lungo periodo di tempo ed la quantità di prepotenze fa diminuire la stima di sé da parte della vittima.
Potere del "bullo": il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza, della grandezza, del genere (ad es. maschio più forte della femmina), o per la sua popolarità nel gruppo di coetanei.
Vulnerabilità della vittima: la vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione.
Mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette.
Conseguenze: il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori.

 

In una situazione di normale conflitto tra coetanei, nessuno di questi elementi è presente. Le persone coinvolte in un normale conflitto tra pari:

  • non insistono oltre un certo limite per imporre la propria volontà
  • spiegano il perché sono in disaccordo, manifestando le proprie ragioni
  • si scusano o cercano soluzioni di "pareggio"
  • si accordano e negoziano per soddisfare i propri bisogni
  • sono in grado di cambiare argomento e allontanarsi.

Il bullismo si manifesta in tre forme principali:

Bullismo diretto *

(attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima)
  • fisico: colpire con pugni o calci, sottrarre o rovinare oggetti di proprietà, ecc.

  • verbale: deridere, insultare, prendere ripetutamente in giro, sottolineare aspetti razziali, ecc.

Bullismo indiretto *

(isolamento sociale e intenzionale esclusione dal gruppo)

  • diffondere pettegolezzi fastidiosi o storie offensive, escludere dai gruppi di aggregazione, ecc.

* Dan Olweus, Bullismo a scuola: ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Firenze, Giunti 1996 (ed.or.1993)

Bullismo elettronico

(attraverso internet, telefoni cellulari, ecc.)

  • diffondere sms, e-mail, messaggi in chat o sui social network, immagini, mms, video, ecc. con contenuti offensivi o non rispettosi della riservatezza delle persone, ecc.

 

Il bullismo non è un problema solo per la vittima, è un problema anche per tutte le persone che sanno che questi comportamenti avvengono nella scuola o che vi assistono, per il clima di tensione e di insicurezza che si instaura.

Se i comportamenti prepotenti vengono lasciati continuare possono avere un effetto molto negativo sulla vittima.

Se ai bambini è permesso di compiere atti di bullismo è molto probabile che cresceranno abituandosi a compiere prepotenze e da grandi potrebbero anche picchire il partner ed i propri figli.

Il bullismo è un'esperienza che i bambini non dovrebbero fare ed è una questione che deve essere affrontata. Molti stati hanno attivato politiche nazionali anti-bullismo.

Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del bullismo nelle scuole primarie e nei primi anni delle secondarie come fenomeno socio-relazionale e modalità diffusa di soluzione dei conflitti.
Con il crescere dell'età si assiste ad una diminuzione della frequenza con una maggiore radicalizzazione in un numero ristretto di casi come forma stabile di disagio individuale.


I "bulli" persistenti sono a rischio di problematiche antisociali e devianti, le "vittime" rischiano quadri patologici con sintomatologie anche di tipo depressivo.

 

- Vedi anche la Guida Agile per Genitori "Il Bullismo" -

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