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Il Bullismo elettronico o Cyberbullying

Dott. Oliviero FACCHINETTI - www.bullismo.it - www.facchinetti.net

Cosa è

Il termine inglese "Cyber bullying" ("bullismo elettronico") indica l'utilizzo di informazioni elettroniche e dispositivi di comunicazione come ad esempio le piattaforme social, la posta elettronica, la messaggistica istantanea, i blogs, i messaggi di testo quali SMS, Whatsapp, i telefoni cellulari, MMS ecc. o l'uso di siti web con contenuti diffamatori, per effettuare azioni di bullismo, o molestare in qualche modo una persona o un gruppo, attraverso attacchi personali o con altre modalità. Alcuni comportamenti di prevaricazione per via elettronica si configurano come crimine informatico.

Come forma di bullismo, anche il cyberbullying è un comportamento intenzionale e riguarda danneggiamenti ripetuti o continuativi inflitti prevalentemente tramite frasi o immagini elettroniche. Alcuni ricercatori ritengono che possa considerarsi bullismo anche una sola azione (ad esempio la pubblicazioni di immagini intime riservate o calunnie o testi diffamatori ecc.), in quanto Internet permette la permanenza nel tempo e la visibilità ad un pubblico ampio.

Novità di forma o di sostanza?

Trattandosi di fenomeni recenti e strettamente legati all'evoluzione ed alla diffusione delle nuove tecnologie nei mezzi di comunicazione, è tutt'ora molto aperto il dibattito tra i ricercatori se il bullismo elettronico vada considerato semplicemente una forma nuova di un vecchio fenomeno (il bullismo, appunto), o se vada invece considerato un fenomeno qualitativamente diverso dal bullismo "tradizionale". Recentemente si tende a distinguere il bullismo "on line" da quello "offline", intendendo il secondo come il bullismo "tradizionale".
L'opinione di chi scrive, confermata anche da molti studi recenti, è che nella maggior parte dei casi il bullismo elettronico possa considerarsi semplicemente una nuova forma di bullismo, con molte analogie soprattutto con le forme di bullismo indiretto. A conferma di questa ipotesi vi sono molte ricerche che indicano che i soggetti che agiscono bullismo nei rapporti sociali 'tradizionali' tendono a far ricorso in misura nettamente maggiore degli altri al bullismo elettronico. Al tempo stesso alcune caratteristiche del bullismo elettronico, legate anche ai mezzi di comunicazione usati, sembrano estendere e diversificare la sfera di azione del bullismo, contribuendo a modificarne alcuni aspetti. Il bullismo elettronico permette un maggiore anonimato del bullismo diretto o di quello indiretto di tipo sociale, anonimato che può far diminuire il senso di responsabilità da parte di chi agisce, permettendo l'azione prevaricante anche da parte di soggetti che nella conflittualità sociale diretta non troverebbero la forza di agire. Il bullismo elettronico inoltre, soprattutto quando vengono utilizzate immagini, risente più del bullismo "tradizionale" dell'influenza dei media e delle modalità e contenuti da questi trasmessi.
Non va poi dimenticato, in termini operativi, che il bullismo elettronico può essere maggiormente nascosto al mondo degli adulti, a causa di una generale maggiore competenza informatica e tecnologica dei ragazzi rispetto ai genitori o agli adulti in genere ed alla scarsa possibilità di controllare le comunicazioni inviate tramite internet o tramite cellulare. A meno che non intervengano gli organi giudiziari, nel qual caso la tracciablità è nettamente maggiore di quella del bullismo tradizionale.

Caratteristiche

Tipo di mezzo di comunicazione:

  • internet: social network, posta elettronica, blog, reti sociali informatiche, siti personali, siti di diffusione di immagini o filmati, ecc.
  • telefoni cellulari: SMS, fotografie scattate senza permesso, scambio di filmati violenti o pornografici, diffusione di filmati intimi o riservati, ecc.

Tipo di azione:

  • offendere - inveire contro qualcuno usando messaggi elettronici con linguaggio offensivo o volgare
  • molestare - molestare con messaggi offensivi e con insulti
  • diffamare - denigrare con pettegolezzi o con altre modalità allo scopo di rovinare l'immagine o la reputazione di una persona o di rompere legami di amicizia
  • appropriarsi di identità altrui - penetrare nel sito di una persona e scrivere o mandare messaggi a nome suo con lo scopo di metterla in cattiva luce o rovinare le sue amicizie
  • diffondere informazioni riservate - svelare o scoprire con l'inganno i segreti di qualcuno, divulgare informazioni imbarazzanti, oppure diffondere tramite internet o tramite cellulari immagini intime o a contenuto sessuale
  • escludere - escludere intenzionalmente qualcuno da un gruppo on line, come ad esempio una "lista di amici"
  • perseguitare - perseguitare qualcuno mandandogli ripetutamente messaggi minacciosi o che possano fargli temere pericoli per la propria incolumità.

Tendenze ...

Come tutti i fenomeni sociali, il bullismo evolve e diventa più complesso nelle sue manifestazioni, nella tipologia di soggetti coinvolti e nelle modalità di diffusione, in relazione ai cambiamenti sociali e culturali. Alcune linee di tendenza e recenti evoluzioni (nei contenuti o nel grado di diffusione) riguardano il bullismo omofobico, il bullismo a sfondo razziale, l'intrecciarsi del bullismo in ambiente scolastico con le problematiche legate all'integrazione degli alunni stranieri, la diffusione crescente di forme di violenza di gruppo, le forme di violenza agita dalle ragazze e l'assimilazione da parte delle femmine di modalità di prevaricazione che una volta caratterizzavano l'universo maschile, il coinvolgimento di bambini e preadolescenti nel bullismo elettronico, ecc.

Molte ricerche indicano un aumento del bullismo elettronico, che potrebbe in buona parte dipendere* dall’aumento dell’uso della tecnologia e/o dalla maggiore consapevolezza del fenomeno e delle sue conseguenze (* Livingstone, Sonia, Stoilova, Mariya and Kelly, Anthony (2016) Cyberbullying: incidence, trends and consequences. In: Ending the Torment: Tackling Bullying from the Schoolyard to Cyberspace. United Nations Office of the Special Representative of the Secretary-General on Violence against Children, New York, USA, pp. 115- 120.)

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