Egregio dottore,
Sono un?insegnante precaria, insegno a tempo determinato in una classe terza media con presenza di episodi di bullismo. In realtà i casi difficili sono due, ma ovviamente tutta la classe risente, anche se a volte approfitta, di questa situazione. Il mio è un problema didattico, oltre che di relazionalità. Non riesco a spiegarmi come alcuni elementi vengono portati in terza senza aver acquisito le minime competenze, relazionali e disciplinari. Tutto scorre come se niente fosse. Questi ragazzi sono stati abituati a fare i loro comodi, escono dall?aula senza degnarsi di chiedere permesso, ovviamente di portare libri o quaderni neanche a parlarne. Seguire le lezioni è attività opzionale. Arrivata ad anno scolastico inoltrato mi sono trovata di fronte per la prima volta ad una situazione senza controllo. Oltre ad un problema di gestione della classe, ho un problema riguardante la didattica. In occasione delle prove di verifica ufficiali non posso somministrare a questi ragazzi difficili le stesse prove del resto della classe, non hanno le competenze per poterle svolgere, visto che non seguono mai le lezioni.
Insegno lingua straniera, ma molto probabilmente questi ragazzi non hanno competenze neanche in italiano, quindi decido di somministrare una prova elementare di copia ed inerente associazione di parole ad immagini. Alcuni colleghi mi hanno rimproverata di aver somministrato prove mortificanti e selettive. Io ritengo invece di aver ottenuto un importante obiettivo, ossia averli tenuti in classe e, soprattutto, aver ottenuto lo svolgimento della prova. Lei ritiene che somministrare prove "diverse" sia emarginante, mortificante per questo tipo di alunni? Ha un consiglio da darmi?
La ringrazio anticipatamente,
(lettera firmata)
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