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Per chi pensa non sia un problema


  Dott. Oliviero FACCHINETTI - www.bullismo.it  -  www.facchinetti.net

Una obiezione che spesso viene fatta quando si parla dell'importanza del bullismo è:

"Perché tanta enfasi nel parlare di bullismo? Queste cose ci sono sempre state, siamo cresciuti bene anche noi ed è il modo in cui i bambini imparano ad arrangiarsi nella vita"

Questa opinione, in realtà alquanto diffusa, merita un tentativo di risposta articolata.

  • La prima causa di sottovalutazione del bullismo è che lo si confonde con la normale aggressività del vivere sociale. In realtà quando parliamo di bullismo parliamo di qualcosa di diverso dalla normale conflittualità fra coetanei e diverso anche dagli sporadici episodi di violenza che possono accadere in una comunità.

     

  • E' vero che le prepotenze ci sono sempre state, ma questo non significa che non abbiano avuto e non abbiano conseguenze negative sulla vita delle persone coinvolte, sia per quanto riguarda le persone prepotenti che quelle che subiscono. L'interesse che in molti paesi viene dato a questi comportamenti e le misure messe in atto per ridurli sono conseguenza del riconoscimento di una loro maggiore pericolosità e del loro aumento. Indipendentemente dal significato che ciascuno di noi può dare ai comportamenti prepotenti (chi li considera negativi, chi positivi e necessari), è importante sapere che le ricerche hanno dimostrato una netta correlazione tra: a) bullismo persistente in età adolescenziale e sviluppo di comportamenti antisociali e criminalità in età giovanile e adulta,  b) vittimismo e forti disagi personali e sociali, fino ad arrivare in rari casi all'estremo del suicidio.

  • Per quanto riguarda il confronto con le esperienze del passato, non dobbiamo limitarci a guardare i comportamenti in sé, ma si devono considerare anche i cambiamenti sociali e culturali, perché questi danno un significato diverso alle prepotenze.

 

A livello sociale l'autorevolezza degli adulti (e spesso anche il loro controllo) tende a ridursi sempre più nel tempo; tra le altre cause anche per la "precocizzazione" adolescenziale tipica della nostra società, che fa sì che i comportamenti trasgressivi e certe dinamiche di gruppo tra coetanei si presentino in età precoci (già nella tarda infanzia ed in preadolescenza).

La trasgressione non è più caratteristica tipica di un preciso periodo della vita (l'adolescenza appunto), ma sta diventando “norma” o quantomeno fa “tendenza”, in una continua gara al rialzo ed all'estremizzazione dei comportamenti. Spesso si ha la sensazione che i movimenti di differenziazione dall'adulto e la ricerca di una propria identità separata debbano per forza esprimersi nella manifestazione di comportamenti ostili o violenti, in situazioni in cui sono carenti altre possibilità di movimento socio-relazionale costruttivo.

In senso educativo più generale, alcune dimensioni dell'emotività (quali la tenerezza, la gioia, la calma, il sentirsi appoggiati, il piacere di essere guidati nella scoperta delle cose, il gusto della conquista e della conoscenza costruita passo passo, ecc.) sembrano essere sempre meno presenti nella vita di bambini e ragazzi. Tutto questo porta a modalità personali di relazione con se stessi e sociali di rapporto con gli altri sbilanciate nel senso della fretta, dell'impazienza, dell'attenzione labile con una sempre più ridotta capacità di comprendere l'altro ed i suoi sentimenti. Abbiamo bambini invasi da una moltitudine di stimoli che sviluppano prevalentemente alcune dimensioni e qualità dell'esperienza (quali l'immaginazione, il movimento veloce, l'agire senza pensare, ecc.) a scapito di altre (quali le sensazioni forti, la calma, la riflessione, il gioco costruttivo, ecc.), non contribuendo allo sviluppo di identità personali e sociali forti e radicate nella pienezza emotiva.

Questa continua corsa alla ricerca di stimoli porta alla diminuzione della capacità di ascoltarsi e di sentire, alla perdita di contatto con le sensazioni e gli affetti ad esse legati, ad una "povertà" emotiva che sfocia nell'azione immediata o nell'ostilità ripetitiva che copre le emozioni più profonde quali la paura, la vergogna, la tenerezza, la voglia di contatto.

Molti bambini hanno perso la capacità di giocare e di gestire i conflitti manifestando le proprie ragioni con forza verbale e cercando la mediazione, per cui facilmente finiscono con lo sprofondare in una rabbia pervasiva.

In aggiunta a questo abbiamo anche un ambiente sociale spesso poco "presente" educativamente e sempre meno "contenitivo", pur se ridondante di oggetti e di "benessere".

L'insieme di questi elementi porta anche ad un innalzamento della soglia di tolleranza verso le prepotenze, innalzamento a cui contribuiscono in grossa misura anche molti programmi televisivi e forme di pubblicità. 

Accettazione sociale delle prepotenze, confusione nei valori sociali ed educativi, mancanza di contatto e di contenimento, precocizzazione di comportamenti pseudo adolescenziali, spirito di emulazione di modelli trasgressivi, perdita di autorevolezza delle figure adulte, svalutazione dei compiti educativi della scuola, ecc., formano un terreno fertile per il radicamento del bullismo e del disimpegno morale.

30.09.2000

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