Buongiorno,
ho visitato il suo sito web, spinta dalla necessità e dal bisogno di avere informazioni e di conoscere meglio il problema, dal momento che credo riguardi anche mia figlia. Mi piace.
Le sto scrivendo per avere un consiglio.
Per rendere più fluido il racconto, glielo suddivido in punti:
a) mia figlia ha attualmente 10 anni, frequenta la V elementare e si chiama A.. Viviamo in Xxxxxx da 5 anni, proveniamo da Yyyyyy.
E' stato difficile per noi comprendere questo tessuto sociale così chiuso, spesso bigotto e pauroso di tutto ciò che viene dall'esterno e dove la parola comunicazione e confronto è qualcosa di assolutamente non necessario, Quando noi insegniamo ai nostri figli che Gandhi ha cambiato una parte di mondo proprio con la comunicazione !!!
b) A. è una bambina vivace, allegra, molto comunicativa, intelligente, con personalità e molto generosa. Ha una sorprendente capacità di mettere a fuoco le persone, in modo molto acuto.
I suoi difetti sono che è un po' troppo perfezionista, si lamenta spesso, forse un po' viziata
c) in classe la situazione era la seguente: gruppo dei "monelli" (circa
, gruppo dei "buoni" (circa 7, di cui faceva parte A.) gruppo di chi c'è ma non si sente (circa 2/3).
Il gruppo dei buoni purtroppo non ha mai mostrato carattere e personalità, tranne A. che è spesso intervenuta dicendo la sua opinione.
Purtroppo, il credo comune dei genitori dei buoni era (ora spero che pian piano si modifichi) che chi parla è linguacciuto e quindi "monello", chi non parla, non esprime opinioni, si fa gli affari suoi, non si intromette, è "bravo" !?
Quindi, per loro, o si era buoni e contenuti o con personalità e "monelli".
A. invece è buona e con personalità, quindi forse un caso strano per tutti loro...bò.
d) dall'inizio della terza elementare A. ha sempre lamentato comportamenti di presa in giro continua e di attacco, ingiustificati e casuali nei suoi confronti, da parte di un gruppo di bambini (principalmente femmine e qualche maschio), con conseguente disagio.
In alcuni momenti piangeva, in altri diceva che non voleva andare più a scuola ecc.
I componenti di questo gruppo sono sempre stati gli stessi e a turno e a periodi alternati infastidivano A.,, coinvolgendo anche gli altri del gruppo
e) ne abbiamo sempre parlato in famiglia, cercando di approfondire il problema e comprendere bene chi, quando e come avesse questi atteggiamenti nei suoi confronti
Le abbiamo spiegato che l'imperfezione appartiene alla vita e che ci sono persone buone, persone meno buone, chi irrita, chi infastidisce ecc. e che bisogna imparare ad affrontare ogni tipo di persona.
Per noi la cosa più difficile era capire in quale misura la sua percezione del problema fosse reale e quanto invece fosse amplificata dalla sua inesperienza, dal suo carattere ecc.
f) invitando alcune amiche di classe a casa nostra ne abbiamo approfittato per chiedere come andava la scuola e cosa succedeva e puntualmente ci veniva confermato che ciò che diceva A. era vero
g) insieme abbiamo provato diverse strategie, prima A. ha iniziato col rispondere agli attacchi, poi non funzionando ha provato con il silenzio, poi non funzionando ha provato con l'atteggiamento secco e determinato (anche se non credo ci sia mai riuscita in questo tipo di atteggiam. che forse è più semplice per un adulto)
h) sembrava che niente funzionasse, questi bambini erano inarrestabili e qualunque cosa non funzionava
i) dopo un episodio (secondo me molto esplicativo del bullismo) di coalizione del gruppo nei suoi confronti, durante il pranzo a scuola, senza alcuna motivazione e dove era EVIDENTE LA VOLONTA' DI COLPIRE, FARE MALE, FERIRE, sono intervenuta andando direttamente dalle maestre
l) purtroppo anche le maestre mi hanno confermato quanto detto da A. (ennesima prova che ciò che A. diceva era vero) e hanno avuto una reazione di chiusura.
Secondo loro si trattava di evento normale, A. doveva imparare a difendersi da sola...loro erano intervenute spiegando alla classe che quanto accaduto non era giusto e io non dovevo occuparmi di ciò.
Sono sobbalzate alla parola "bullismo".....perchè ???
Potremmo chiamarlo anche cipollismo, cosa cambia ? Ciò che conta è l'essenza del problema, non il nome che gli si attribuisce.
(A cosa serve avere paura di un problema ?
Qui tutti hanno paura di tutto, della parole droga, anoressia, bulimia, bullismo, sesso, alcool....ma l'educazione e la preparazione dei nostri figli alla vita deve necessariamente passare (nelle giuste modalità) anche dai problemi della vita.
Conoscere il problema vuol dire prevenirlo ed essere un pò preparati quando si presenta !). SCUSI LO SFOGO.
m) nessun genitore è stato informato di quanto accaduto quindi nessuno sapeva niente e nessuno poteva intervenire per correggere il comportamento dei propri figli
n) per un pò di mesi, le maestre erano allertate, io avevo mostrato di essere infastidita e di pretendere il loro intervento e la loro supervisione. Le maestre quando si presentava un attacco dicevano "A., di qui ti entra e di qui ti esce".
C'è stato il miglioramento della situazione, i bambini erano allerta per l'attenzione delle maestre e per la paura del coinvolgimento dei genitori.
Ovviamente dopo un pò sono ricominciati gli episodi, questa volta il leader del gruppo era un altro (una bambina)
o) riaffronta il problema, rifai la procedura dell'altra volta...niente cambia.
Incredibile come questi atteggiamenti sembrino inarrestabili fino a quando non interviene l'adulto.
Allora ho deciso di colpire nel lato debole, quindi la paura del genitore, così sono andata a parlare direttamente con la mamma della bimba, davanti a A. e all'altra bimba.
La bambina ha confermato davanti a noi che quanto diceva A. era vero, ha pianto e da allora la situazione è migliorata (con questa bambina).
p) all'inizio della quarta stesse problematiche...
Abbiamo parlato con A., coinvolto le maestre, coinvolto i genitori della bimba che questa volta era di turno e tutto è migliorato (anche se questi attacchi ripetuti, ingiustificati e intenzionali, ci sono sempre stati, cambiava solo la persona che guidava il gruppo. Chi era già stato sorpreso e sgridato dai genitori si comportava meglio - non bene - chi non era stato ancora sorpreso proseguiva)
q) nel frattempo c'era tensione in classe, le maestre si lamentavano del comportamento dei bimbi (casualmente erano sempre coinvolti i bambini del gruppo che importunava A.) ma non hanno mai fatti grandi cose se non qualche sgridata, qualche nota di classe quando i bimbi parlavano troppo o disturbavano la lezione.
r) da parte delle maestre, mai nessun intervento mirato, mai l'elasticità e la voglia di riconoscere il problema, mai il desiderio di coinvolgere i genitori, di fare nomi, di insegnare qualcosa ai bambini che andasse oltre la didattica
s) siamo in quinta elementare e tutto si è ripresentato, ma IN REALTA' NON E' MAI FINITO, SI E' SOLO ATTENUATO IN ALCUNI MOMENTI DANDO LA PERCEZIONE CHE TUTTO FOSSE PIU' SOPPORTABILE.
Ora è più travolgente di prima.
Ora A. non vuole più mangiare a scuola e la situazione sembra molto molto pesante (ovviamente per A.).
Dopo un mese di osservazione del problema, di dialogo con A., di approfondimenti fatti con compagne di classe di A., io e mio marito abbiamo deciso di intervenire e subito !!!
Ci sono sempre attacchi ripetuti e incessanti da parte del gruppo, nei confronti di A., per tutta la durata di ogni pranzo. Prese in giro, attacchi, risate, scherni ecc. ecc.
Le maestre sono presenti ma è come se non ci fossero.
Ora basta !
Stiamo pianificando una modalità di intervento che sia quella più giusta possibile tenendo conto di tanti fattori.
Questa volta, andiamo fino in fondo e diamo un nome ad ogni cosa.
Non siamo più disposti a sentire frasi come "..sono bambini devono imparare a difendersi"...."bisogna lasciare perdere"...."di qui ti entra di qui ti esce"...ecc.
Lei cosa ne pensa di tutta la faccenda ?
La ringrazio per la sua attenzione e aspetto una sua gentile risposta.
Cordiali saluti.
(Utente reso anonimo)