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FAQ - Domande Frequenti sul BULLISMO

Cos'e' il bullismo?
Come si manifesta il bullismo?
Perché tanta enfasi nel parlare di bullismo? Queste cose ci sono sempre state!
Ma non è litigando che i bambini imparano ad arrangiarsi nella vita?
È molto diffuso il bullismo?
Ci sono alcuni aspetti della nostra società che possono influire negativamente su come i bambini affrontano i loro conflitti?
Perché dovremmo preoccuparci di fermare il bullismo?
Quali sono i vantaggi di intervenire per ridurre le prepotenze?
Cosa si deve fare per ridurre le prepotenze?
Chi deve attivarsi contro il bullismo?
Cosa può fare la scuola?
Cosa possono fare i genitori?
Cosa può fare un alunno coinvolto nelle prepotenze?


  • Cos'e' il bullismo?

    Il termine bullismo è la traduzione italiana dell'inglese " bullying " ed è utilizzato per designare un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un'altra persona o dominarla. Il termine originario "bullying" include sia i comportamenti del "persecutore" che quelli della "vittima" ponendo al centro dell'attenzione la relazione nel suo insieme.
    l bullismo non è un problema solo per la vittima, è un problema anche per tutte le persone che sanno che questi comportamenti avvengono nella scuola o che vi assistono, per il clima di tensione e di insicurezza che si instaura. Se i comportamenti prepotenti vengono lasciati continuare possono avere un effetto molto negativo sulla vittima. Se ai bambini è permesso di compiere atti di bullismo in modo continuativo fino ad instaurare delle abitudini è molto probabile che cresceranno compiendo prepotenze e da grandi potranno avere problemi con la giustizia.
    Il bullismo è un'esperienza che i bambini non dovrebbero fare ed è una questione che deve essere affrontata. Molti stati hanno attivato politiche nazionali anti-bullismo.

     


  • Come si manifesta il bullismo?

    Il bullismo si manifesta in tre forme principali:

    • Bullismo fisico con attacchi relativamente aperti nei confronti della vittima, come colpire con pugni o calci, sottrarre o rovinare oggetti di proprietà, ecc.
    • Bullismo verbale con comportamenti espliciti quali deridere, insultare, prendere ripetutamente in giro, sottolineare difetti fisici, difficoltà scolastiche o sportive, aspetti razziali, ecc.
    • Bullismo indiretto teso all' isolamento sociale e alla intenzionale esclusione dal gruppo con comportamenti quali il diffondere pettegolezzi fastidiosi o storie offensive, escludere dai gruppi di aggregazione, ecc.

  • Perché tanta enfasi nel parlare di bullismo? Queste cose ci sono sempre state!

    E' vero che le prepotenze ci sono sempre state, ma questo non significa che non abbiano avuto e non abbiano conseguenze negative sulla vita delle persone coinvolte, sia per quanto riguarda le persone prepotenti che quelle che subiscono. L'interesse che in molti paesi viene dato a questi comportamenti e le misure messe in atto per ridurli sono conseguenza del riconoscimento di una loro maggiore pericolosità e del loro aumento. Indipendentemente dal significato che ciascuno di noi può dare ai comportamenti prepotenti (chi li considera negativi, chi positivi e necessari), è importante sapere che le ricerche hanno dimostrato una netta correlazione tra il bullismo persistente nei bambini e nei ragazzi, i comportamenti antisociali e la criminalità di giovani e adulti; una forte correlazione è stata trovata anche tra vittimismo e forti disagi personali e sociali, fino all'estremo del suicidio.


  • Ma non è litigando che i bambini imparano ad arrangiarsi nella vita?

    Questa domanda richiede una risposta articolata e quindi un pò più lunga.
    La prima causa di sottovalutazione del bullismo è che lo si confonde con la normale aggressività del vivere sociale. In realtà quando parliamo di bullismo parliamo di qualcosa di diverso dalla normale conflittualità fra coetanei e diverso anche dagli sporadici episodi di violenza che possono accadere in una comunità.

    Il bullismo è caratterizzato da alcuni fattori:

    • Intenzione di fare del male e mancanza di compassione : il "persecutore" trova piacere nell'insultare, nel picchiare o nel cercare di dominare la "vittima" e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata.
    • Intensità e durata: il bullismo continua per un lungo periodo di tempo ed la quantità di prepotenze fa diminuire la stima di sé da parte della vittima.
    • Potere del "bullo": il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza, della grandezza o del genere (ad es. maschio più forte della femmina).
    • Vulnerabilità della vittima: la vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione.
    • Mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette.
    • Conseguenze: il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori.
    In una situazione di normale conflittotra coetanei, nessuno di questi elementi è presente. Le persone coinvolte in un normale conflitto tra pari:
    • non insistono oltre un certo limite per imporre la propria volontà
    • spiegano il perché sono in disaccordo, manifestando le proprie ragioni
    • si scusano o cercano soluzioni di "parità"
    • si accordano e negoziano per soddisfare i propri bisogni
    • sono in grado di cambiare argomento e allontanarsi.

  • È molto diffuso il bullismo?

    Il bullismo è sicuramente più diffuso di quanto solitamente si pensi. Le ricerche italiane (vedi A. Fonzi, Il bullismo in Italia, Giunti, Firenze) rilevano una percentuale oscillante dal 25 al 40% di alunni della scuola dell'obbligo che dichiara di subire prepotenze.
    Le ricerche indicano una diffusione più generalizzata del bullismo nelle scuole elementari e primi anni delle medie come fenomeno socio-relazionale e modalità diffusa di soluzione dei conflitti. Con il crescere dell'età si assiste ad una diminuzione della frequenza con una maggiore radicalizzazione in un numero ristretto di casi come forma stabile di disagio individuale.
    I bulli persistenti sono a rischio di problematiche antisociali e devianti, le vittime rischiano quadri patologici con sintomatologie anche di tipo depressivo.


  • Ci sono alcuni aspetti della nostra società che possono influire negativamente su come i bambini affrontano i loro conflitti?

    A livello sociale l'autorevolezza degli adulti (e spesso anche il loro controllo) tende a ridursi sempre più nel tempo; tra le altre motivazioni anche per la "precocizzazione" adolescenziale tipica della nostra società, che fa sì che i comportamenti trasgressivi e certe dinamiche di gruppo tra coetanei si presentino in età precoci (già nell'infanzia ed in preadolescenza).
    La trasgressione non è più caratteristica tipica di un preciso periodo della vita (l'adolescenza appunto), ma sta diventando “norma” o quantomeno fa “tendenza”, in una continua gara al rialzo ed all'estremizzazione dei comportamenti. Spesso si ha la sensazione che i movimenti di differenziazione dall'adulto e la ricerca di una propria identità separata debbano per forza esprimersi nella manifestazione di comportamenti ostili o violenti, in situazioni in cui sono carenti altre possibilità di movimento relazionale costruttivo.
    In senso educativo più generale, alcune dimensioni dell'emotività (quali la tenerezza, la gioia, la calma, il sentirsi appoggiati, il piacere di essere guidati nella scoperta delle cose, il gusto della conquista e della conoscenza costruita passo passo, ecc.) sembrano essere sempre meno presenti nella vita di bambini e ragazzi. Tutto questo porta a modalità personali di relazione con se stessi e sociali di rapporto con gli altri sbilanciate nel senso della fretta, dell'impazienza, dell'attenzione labile con una sempre più ridotta capacità di comprendere l'altro ed i suoi sentimenti. Abbiamo bambini invasi da una moltitudine di stimoli che sviluppano prevalentemente alcune dimensioni e qualità dell'esperienza (quali l'immaginazione, il movimento veloce, l'agire senza pensare, ecc.) a scapito di altre (quali le sensazioni forti, la calma, la riflessione, il gioco costruttivo, ecc.), non contribuendo allo sviluppo di identità personali e sociali forti e radicate nella pienezza emotiva.
    Questa continua corsa alla ricerca di stimoli porta alla diminuzione della capacità di ascoltarsi e di sentire, alla perdita di contatto con le sensazioni e gli affetti ad esse legati, ad una "povertà" emotiva che sfocia nell'azione immediata o nell'ostilità ripetitiva che copre le emozioni più profonde quali la paura, la vergogna, la tenerezza, la voglia di contatto.
    Molti bambini hanno perso la capacità di giocare e di gestire i conflitti manifestando le proprie ragioni con forza verbale e cercando la mediazione, per cui facilmente finiscono con lo sprofondare in una rabbia pervasiva. In aggiunta a questo abbiamo anche un ambiente sociale spesso poco "presente" educativamente e sempre meno "contenitivo", pur se ridondante di oggetti e di "benessere".
    L'insieme di questi elementi porta anche ad un innalzamento della soglia di tolleranza verso le prepotenze, a cui contribuiscono in grossa misura anche certi programmi e forme di pubblicità televisivi e non, che, unita allo spirito di emulazione tanto importante in adolescenza, ne determina una maggiore estensione e criticità.


  • Perché dovremmo preoccuparci di fermare il bullismo?
    • Per interrompere questo tipo di modalità di soluzione dei conflitti sociali affinchè i bambini ed i ragazzi imparino a gestire diversamente le loro relazioni
    • per migliorare le condizioni di vita nella scuola e negli ambienti di aggregazione
    • per far emergere le reali difficoltà relazionali sia dei "bulli" che delle "vittime" al fine di poter attivare interventi di supporto e aiuto
    • perchè il bullismo è terreno culturale e sociale favorente l'evoluzione di comportamenti devianti e delinquenziali
    • perchè chi subisce prepotenze in modo ripetuto e costante ne porta le conseguenze negative per anni e a volte per tutta la vita
    • perchè in una società "civile" le vittime vanno tutelate, sostenute e rafforzate nelle loro abilità relazionali
    • affinchè una cultura ed abitudini "collaborative" prendano il sopravvento sulla cultura della sopraffazione, della prepotenza e della violenza
    • perchè i "prepotenti" possano essere aiutati a sentire, provare, manifestare emozioni di tenerezza e felicità (troppo spesso "dimenticate" e soffocate in abitudini di vita in cui prevalgono la fretta di agire e di prendere)
    • perchè le "vittime" possano imparare a sentire e manifestare la naturale aggressività e la rabbia nelle situazioni in cui subiscono prepotenza
    • perchè si possano spezzare le catene intergenerazionali di stili sociali ed educativi "malfunzionanti" e forieri di violenza
    • per poter sperare in una società migliore e a misura d'uomo in cui prevalga la tolleranza verso la diversità ed il contatto con il nucleo profondo del sé.

  • Quali sono i vantaggi di intervenire per ridurre le prepotenze?

    La riduzione delle prepotenze e del bullismo:

    • migliora lo stare bene a scuola e nei luoghi di aggregazione
    • contribuisce alla creazione di un clima scolastico favorevole all'apprendimento
    • favorisce atteggiamenti collaborativi e cooperativi
    • rafforza le vittime e le toglie dall'isolamento
    • contribuisce alla prevenzione della delinquenza
    • costituisce il terreno sociale per l'educazione alla legalità
    • coinvolge i genitori in interventi condivisi con altre figure educative

  • Cosa si deve fare per ridurre le prepotenze?
    • Anzitutto conoscere cosa si intende con bullismo e dare il giusto valore ai comportamenti prepotenti
    • Fare delle rilevazioni nei singoli contesti educativi, portando allo scoperto le situazioni nascoste
    • Fermare gli episodi nel preciso momento in cui li vediamo e solo successivamente cercare di capirne le cause
    • Supportare e sostenere prioritariamente le vittime, anche quando non ci sembrano simpatiche o riteniamo che colludano con l'aggressore: questo può essere il loro problema!
    • Stimolare e favorire la cultura del "raccontare" ciò che accade tra bambini o tra bambini e adulti in un clima di chiarezza e fermezza ed al tempo stesso il meno punitivo e colpevolizzante possibile
    • Considerare i prepotenti come persone da aiutare, oltre che da "fermare"
    • Assicurare ai nostri figli o alunni un ambiente sicuro in cui possano crescere imparando a fronteggiare e gestire la complessità e le difficoltà della vita, proteggendoli da eventi traumatici o troppo difficili da gestire per la loro età.

  • Chi deve attivarsi contro il bullismo?

    Tutti gli adulti di riferimento di bambini e ragazzi hanno la responsabilità di attivarsi, ognuno nel proprio ruolo e compito educativo. Un ruolo importantissimo lo riveste la scuola, per l'importante funzione educativa e di socializzazione che riveste, in particolare nella costruzione dell'autostima e nello sperimentare ed acquisire abilità sociali. La scuola è il luogo privilegiato per interventi a carattere preventivo e di promozione del benessere; è pur vero che non tutti gli episodi di bullismo avvengono nella scuola (più i ragazzi crescono e più gli episodi avvengono nei luoghi dove amano ritrovarsi), ma la scuola è certamente l'ambiente dove più facilmente si possono contrastare e prevenire.


  • Cosa può fare la scuola?

    Dirigenti scolastici, insegnanti, genitori e personale non docente della scuola possono intervenire in diversi modi; in primo luogo possono:

    • elaborare una politica scolastica antibullismo
    • affrontare senza paure il problema con rilevazioni, discussioni, controllo degli spazi e dei momenti meno strutturati (mensa, cortile, …) ecc.
    • collaborare con alunni e genitori per rendere visibili le situazioni di prepotenza e per ricercare soluzioni ai conflitti sociali sottostanti
    • trovare il giusto equilibrio tra fermezza, comprensione e aiuto nell'attività educativa

  • Cosa possono fare i genitori?

    I genitori possono fare tantissimo. Le ricerche effettuate in questi anni a livello internazionale hanno dimostrato che il modo di educare i figli e il modo di stare in famiglia influiscono tantissimo su come i bambini e i ragazzi si comportano rispetto alle prepotenze.
    Per aiutare i bambini che subiscono prepotenze i genitori possono:

    • prestare attenzione ai loro rapidi cambiamenti di umore o di comportamento (che possono significare disagio)
    • ascoltare i figli e incoraggiarli a raccontare gli episodi sgradevoli che possono essere accaduti
    • parlare apertamente con gli insegnanti, con i dirigenti scolastici, con gli altri genitori senza farsi bloccare dalla paura di ripercussioni o "vendette"
    • insegnare ai figli a difendersi ed a chiedere aiuto
    • aiutarli favorendo la loro socializzazione con i coetanei


  • Cosa può fare un alunno coinvolto nelle prepotenze?
    • chi subisce prepotenze - cercare aiuto e raccontare ciò che sta accadendo o è successo ai genitori, ad insegnanti di fiducia, agli amici e farsi aiutare da loro a parlarne con qualche adulto
    • chi si comporta da prepotente - provare a mettersi nei panni della "vittima" dei suoi comportamenti e cercare altri modi per ottenere ciò che vorrebbe, senza diventare antipatico agli occhi dei compagni
    • chi sta a guardare - tentare di fare il possibile per modificare la situazione aiutando chi subisce a trovare la forza di chiedere aiuto a qualche persona adulta di fiducia e provare a convincere chi agisce a modificare i propri comportamenti

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    Vedi anche la Guida Agile per Genitori "Il Bullismo"


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